I colori… I profumi… I gesti antichi… I suoni ormai stanchi di vibrare nell’aria, ma che non annoiano mai l’orecchio che ne coglie la vibrazione, i gusti conosciuti così bene eppure sempre nuovi, l’aria di festa che inebria l’anima di chi ne coglie il vero significato…
Tutto questo è tradizione a Villafranca!
In paese abbiamo sempre vissuto di ciò che la terra ci ha dato. Tante delle tradizioni villafranchesi, infatti, sono indissolubilmente legate ai prodotti agricoli.
Da ottobre a dicembre inoltrato, periodo nel quale raccogliamo le olive, chi viene a Villafranca può accorgersi della gestualità così antica e tradizionale che ancora noi abitanti conserviamo. La raccolta viene esclusivamente fatta a mano e con i metodi che usavano i nostri bisnonni. Anche questo è tradizione.
In questo scorcio dell’anno i bambini aspettano con impazienza il 2 novembre, festività dedicata ai morti: nella notte tra l’1 e il 2 novembre ricevono un cesto, “u cannistru”, ricolmo di dolciumi e regali, moderni sostituti della frutta secca e dei “pupi di zuccaru” (statuette fatte di zucchero) di un tempo. Il fatto strano, che può apparire un po’ macabro a chi non ha mai ricevuto nessun cesto, è che a portare i regali sono i parenti defunti: nonni, zii, cugini… chi più ne ha più regali riceve.
Dal raccolto alla tavola il passo è breve: per l’Immacolata, infatti, le nonne e le mamme preparano le “muffulette”, pagnotte impastate con l’aggiunta di semi di finocchio e poi condite con l’olio nuovo, sarde salate, formaggio e pepe… una bontà inimmaginabile!
Passano pochi giorni e ci si ritrova di nuovo tutti a tavola! Il 12 dicembre, vigilia di Santa Lucia, la tradizione vuole che si mangi “la cuccia”, una specie di zuppa fatta con grano e ceci secchi messi a sobbollire per alcune ore e poi conditi o con vino cotto o con lo zucchero… anche questa una bontà che non vi dico!
Comunque, gira e rigira, tra una novena e l’altra, siamo arrivati a Natale; ma Natale, direte voi, è uguale dappertutto! Sì, in linea generale direi di sì, a parte qualche cosina.
Qua da noi, per esempio, la notte dell’ultimo dell’anno si fa “la strina”: si gira per il paese suonando dei campanacci e cantando un motivetto tradizionale, si bussa alla porta di qualcuno e si chiedono caramelle, dolcini e beni di prima necessità. Oggi questa tradizione si è un po’ perduta o, per meglio dire, trasformata: la strina non si fa più la notte del 31 ma qualche giorno prima, i campanacci sono stati sostituiti da strumenti musicali ed è diventata di gruppo.
A febbraio, per Carnevale, c’è di nuovo l’occasione di riunire tutta la famiglia: è la volta di “li stroddi”, una specie di calzone friabile ripieno di broccoli, olive nere , salsiccia e formaggio! Da provare!Tavole stracolme di cose da mangiare: “froscie (frittate) di sparaci, di finocchi e di favi, sfinci d’ova e di patati, pasta a milanisa, cannileri, pignulata e cubata…”
Tutto questo il 19 marzo, quando si preparano le tavolate di San Giuseppe.
La tradizione vuole che la gente, in segno di ringraziamento per una grazia ottenuta, prepari nelle proprie case delle tavole imbandite con varie pietanze, e inviti familiari e conoscenti a visitarle e a gustarne i piatti. Un tempo ad essere invitati erano i bisognosi, i quali prendevano parte ad una sorta di rappresentazione rivestendo il ruolo dei componenti della Sacra Famiglia. Oggi si prepara anche una grande tavolata davanti la Chiesa di San Giuseppe con il pane benedetto distribuito a tutti i cittadini alla fine della Messa.
Pasqua!
Funzioni religiose e processioni impegnano tutta la Settimana Santa. La domenica di Pasqua, dopo il tradizionale “incontro” di Maria e Gesù risorto, potrete assistere ad un
assaggio delle tradizionali “rigattiate” che avranno poi la loro massima espressione nel mese di agosto, in occasione dei festeggiamenti in onore
della Madonna del Mirto. Ma a questo punto il discorso si farebbe troppo lungo; pertanto vi invito a cambiare pagina per rendervi conto di quello che succede in quei giorni! (visita la pagina “Feste Principali”). L’artigianato rappresenta un altro campo in cui la tradizione è di casa; i lavori all’uncinetto, al tombolo, al chiaccherino, i cesti intrecciati con rami ed erbe ne sono l’esempio più tipico.