Cenni Storici – Tradizioni – Prodotti tipici – Feste principali

Cenni Storici - tradizioni e Prodotti tipici e Feste principali nel Comune di Villafranca Sicula

Cenni Storici

Villafranca Sicula, cittadina adagiata sul colle San Calogero a circa 370 m.s.l.m., è un fiorente centro agricolo che dista da Agrigento poco più di 60 Km.Il paese è stato fondato dalla nobile famiglia Alliata proveniente da Pisa ; Il territorio fu donato nel 1308 dal conte Ruggero all’Archimandrita di Messina, unitamente al Casale di Rahal Afdal (l’odierna Raffadali), che passò ad Antonio Peralta nel 1448 e poi agli Alliata. La vallata era anticamente abitata dai Sicani, spinti nella zona centro-occidentale dell’isola dai Siculi, popolo guerriero proveniente dalla penisola, e dagli Elimi provenienti dall’odierna Turchia.Il principe Antonio Alliata fondò Viliafranca il 27 settembre 1499, grazie alla “Licentia populandi” (nell’immagine accanto) rilasciata dal vicerè Giovanni La Nuzza. Si sostiene, che il nome di Viliafranca sia stato dato o per via del fatto che alla popolazione insediatasi nel nuovo borgo furono concesse numerose franchigie, oppure perché il tecnico incaricato dalla famiglia Alliata per la scelta del luogo ove far sorgere il centro abitato si chiamava Calcerano Viliafranca. Tale borgo, venne subito abitato da una colonia di operai provenienti dal centro trapanese di Salaparuta, precedentemente fondato dalla famiglia Alliata. Gli odierni beni storici ed artistici, che il paese conserva ancora intatti sono frutto della magnanimità e dell’amore per l’arte della famiglia Alliata. Il paese presentava, allora, un centro storico con un forte nucleo cinquecentesco, arricchito in seguito da peculiarità barocche.Le architetture più significative sono oggi i resti dei castello dei principi Alliata (XVI secolo) e la chiesa Madre (il cui primo nucleo risale al 1540), di forma basilicale a tre navate, distrutta dal terremoto nel 1968 e riaperta al culto il 6 dicembre 2008. Altri monumenti da visitare sono la chiesa di San Giuseppe (XVII secolo), la chiesa di San Gìovanni (XVI secolo), la chiesa del Carmine, il palazzo municipale(ex convento dei frati dei Terzo Ordine dei Francescani) e la torre dell’orologio, che si trova al centro del corso principale attaccata alla chiesa Madre e all’ex palazzo dei principi Alliata. La torretta è fornita di un orologio a pendolo con tre campane di bronzo coniate dalla celebre fonderia Virgadamo di Burgio.Un luogo con una storìa tutta particolare ubicato a metà di una collina appena fuori il paese e a cui gli abitanti sono molto legati, è la “Casina”, oggi di proprietà dei Comune ma in origine la villa di campagna del barone Giuseppe Antonio Musso (1860-1922),benefattore e filantropo, che ha lasciato in eredità a 128 famiglie povere di Villafranca Sicula.La cittadina possiede anche un ricco patrimonio dì “murales”, realizzati nel 1991 dal pittore villafranchese Giovanni Smeraldi e costituito da quattro grandi opere murali che rappresentano variamente le tradizioni del paese. Quattordici stazioni della Via Crucis poste sulle facciate di alcune case, sono state realizzate tra il 1992 e il 1993 da un gruppo di studenti dell’Istituto Statale d’Arte di Cantù (VA) e dell’Istituto Statale d’Arte di Sciacca (AG), diretti dal prof. Giovanni Smeraldi, nella sua veste di docente di discipline pittoriche.

Tradizioni

I colori… I profumi… I gesti antichi… I suoni ormai stanchi di vibrare nell’aria, ma che non annoiano mai l’orecchio che ne coglie la vibrazione, i gusti conosciuti così bene eppure sempre nuovi, l’aria di festa che inebria l’anima di chi ne coglie il vero significato…

Tutto questo è tradizione a Villafranca!

In paese abbiamo sempre vissuto di ciò che la terra ci ha dato. Tante delle tradizioni villafranchesi, infatti, sono indissolubilmente legate ai prodotti agricoli.

Da ottobre a dicembre inoltrato, periodo nel quale raccogliamo le olive, chi viene a Villafranca può accorgersi della gestualità così antica e tradizionale che ancora noi abitanti conserviamo. La raccolta viene esclusivamente fatta a mano e con i metodi che usavano i nostri bisnonni. Anche questo è tradizione.

In questo scorcio dell’anno i bambini aspettano con impazienza il 2 novembre, festività dedicata ai morti: nella notte tra l’1 e il 2 novembre ricevono un cesto, “u cannistru”, ricolmo di dolciumi e regali, moderni sostituti della frutta secca e dei “pupi di zuccaru” (statuette fatte di zucchero) di un tempo. Il fatto strano, che può apparire un po’ macabro a chi non ha mai ricevuto nessun cesto, è che a portare i regali sono i parenti defunti: nonni, zii, cugini… chi più ne ha più regali riceve.

Dal raccolto alla tavola il passo è breve: per l’Immacolata, infatti, le nonne e le mamme preparano le “muffulette”, pagnotte impastate con l’aggiunta di semi di finocchio e poi condite con l’olio nuovo, sarde salate, formaggio e pepe… una bontà inimmaginabile!

Passano pochi giorni e ci si ritrova di nuovo tutti a tavola! Il 12 dicembre, vigilia di Santa Lucia, la tradizione vuole che si mangi “la cuccia”, una specie di zuppa fatta con grano e ceci secchi messi a sobbollire per alcune ore e poi conditi o con vino cotto o con lo zucchero… anche questa una bontà che non vi dico!
Comunque, gira e rigira, tra una novena e l’altra, siamo arrivati a Natale; ma Natale, direte voi, è uguale dappertutto! Sì, in linea generale direi di sì, a parte qualche cosina.
Qua da noi, per esempio, la notte dell’ultimo dell’anno si fa “la strina”: si gira per il paese suonando dei campanacci e cantando un motivetto tradizionale, si bussa alla porta di qualcuno e si chiedono caramelle, dolcini e beni di prima necessità. Oggi questa tradizione si è un po’ perduta o, per meglio dire, trasformata: la strina non si fa più la notte del 31 ma qualche giorno prima, i campanacci sono stati sostituiti da strumenti musicali ed è diventata di gruppo.

A febbraio, per Carnevale, c’è di nuovo l’occasione di riunire tutta la famiglia: è la volta di “li stroddi”, una specie di calzone friabile ripieno di broccoli, olive nere , salsiccia e formaggio! Da provare!Tavole stracolme di cose da mangiare: “froscie (frittate) di sparaci, di finocchi e di favi, sfinci d’ova e di patati, pasta a milanisa, cannileri, pignulata e cubata…”

Tutto questo il 19 marzo, quando si preparano le tavolate di San Giuseppe.
La tradizione vuole che la gente, in segno di ringraziamento per una grazia ottenuta, prepari nelle proprie case delle tavole imbandite con varie pietanze, e inviti familiari e conoscenti a visitarle e a gustarne i piatti. Un tempo ad essere invitati erano i bisognosi, i quali prendevano parte ad una sorta di rappresentazione rivestendo il ruolo dei componenti della Sacra Famiglia. Oggi si prepara anche una grande tavolata davanti la Chiesa di San Giuseppe con il pane benedetto distribuito a tutti i cittadini alla fine della Messa.

 

Pasqua!
Funzioni religiose e processioni impegnano tutta la Settimana Santa. La domenica di Pasqua, dopo il tradizionale “incontro” di Maria e Gesù risorto, potrete assistere ad un

assaggio delle tradizionali “rigattiate” che avranno poi la loro massima espressione nel mese di agosto, in occasione dei festeggiamenti in onore

della Madonna del Mirto. Ma a questo punto il discorso si farebbe troppo lungo; pertanto vi invito a cambiare pagina per rendervi conto di quello che succede in quei giorni! (visita la pagina “Feste Principali”). L’artigianato rappresenta un altro campo in cui la tradizione è di casa; i lavori all’uncinetto, al tombolo, al chiaccherino, i cesti intrecciati con rami ed erbe ne sono l’esempio più tipico.

 

 

 

 

 

Prodotti Tipici

L’olivo, tipica pianta mediterranea caratterizza in modo prevalente il territorio da un punto di vista paesaggistico. La tipica varietà Biancolilla trova qui condizioni ideali di clima e di terreno che ne esaltano la qualità consentendo di ottenere un olio extravergine di oliva armonico nei suoi costituenti ed unico nel suo genere. Se a ciò si aggiunge la competenza e l’attenzione degli agricoltori nella coltivazione e nella raccolta (rigorosamente manuale) e la professionalità dei frantoiani che utilizzano moderne tecniche di estrazione a freddo e a ciclo continuo ne consegue la produzione di un olio extravergine di oliva di qualità superiore. Inoltre, le produzioni ottenute con i metodi di coltivazione biologici ed integrato (ai sensi del Reg. CEE 2078/92 e 1257/99) garantiscono la bontà e la genuinità dell’olio.Nelle zone vallive a ridosso del fiume Sosio/Verdura insistono rigogliosi aranceti della varietà W. Navel, che trovano in questo areale di coltivazione, unico in Sicilia, un microclima favorevole che ne esalta le qualità organolettiche. L’Arancia, pregiato frutto a polpa bianca è priva di semi, si caratterizza per la presenza di un ombelico (navel), per il gusto gradevolissimo e per l’alto contenuto vitaminico (C. A. B. PP), sali minerali e zucchero. Per la tutela e la valorizzazione di questo prodotto è stato costituito un apposito consorzio il cui marchio commerciale è Riberella.Nella splendida cornice dei monti Sicani e nelle colline circostanti si estende la coltivazione di pescheti la cui produzione è conosciuta come pesca Montagnola. Il clima mite di questa zona, oltre a conferire alle pesche qualità organolettiche e merceologiche di grande pregio, consente una naturale destagionalizzazione della produzione senza nessun intervento artificioso da parte dell’uomo. Molto apprezzabili sono le produzioni tardive che sono ottenute sino a tutto settembre: questo fa si che il frutto sull’albero si lascia baciare dal caldo sole di Sicilia per tutto il periodo estivo accumulando dolcezza e profumo.Le aziende agropastorali, tuttora dotate di attrezzature tradizionali, riescono ad esprimere formaggi che possiedono incomparabili requisiti organolettici e nutrizionali come il Pecorino, il Caciocavallo, la Ricotta e il Canestrato: formaggio a pasta dura, ottenuto dal latte di vacca, pecora e/o capra, coagulato con caglio di agnello o capretto; Ottime sono pure le carni, sia bovine che ovine dal colore rosa chiaro e dalla consistenza solida, trovano esaltazione nei piatti tipici e tradizionali locali. Le produzioni zootecniche che assicurano lo standard qualitativo sono raccomandate dall’Associazione Regionale Allevatori della Sicilia.

Feste Principali

La festa più importante del paese è quella della Madonna del Mirto che, compatrona di Villafranca Sicula, si svolge nei primi giorni di agosto, per permettere la partecipazione degli emigrati. Per onorare la Madonna, le due fazioni religiose di Villafranca, “i sammichilara” e “i sangiuannara”, organizzano le “rigattiate”, una particolare gara, durante la quale le statue di San Michele e di San Giovanni vengono portate avanti e indietro, correndo, in piazza, accompagnate da una banda che esegue due diverse composizioni musicali. Le “rigattiate” nel tempo sono state arricchite con manifestazioni varie e tutto si completa con spettacolari giochi pirotecnici, che sono diventati tra i più famosi della Sicilia.Per onorare la Madonna, le due fazioni religiose di Villafranca, “i sammichilara” e “i sangiuannara”, organizzano le “rigattiate”, una particolare gara, durante la quale le statue di San Michele e di San Giovanni vengono portate avanti e indietro, correndo, in piazza, accompagnate da una banda che esegue due diverse composizioni musicali. Le “rigattiate” nel tempo sono state arricchite con manifestazioni varie e tutto si completa con spettacolari giochi pirotecnici, che sono diventati tra i più famosi della Sicilia.La Madonna, San Giovanni e San Michele vengono festeggiati anche in altri periodi particolari dell’anno. La Madonna per tutto il mese di maggio. San Michele il 29 settembre e San Giovanni il 24 giugno.

 

Dettagli

Pagina aggiornata il 17/01/2025



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